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Come trasformare una repubblica parlamentare in un premierato

La costituzione italiana è stata scritta nel 1947, quattro anni dopo la fine del ventennio fascista, con un chiaro intento: impedire il ritorno del fascismo, evitando la concentrazione dei poteri in un’unica persona. Per questo motivo, oggi in Italia, i cittadini votano il parlamento (camera dei deputati e senato), che ha il potere legislativo, e […]
Articolo pubblicato il: 13/11/2016

Statue di Castore (a sinistra) e Polluce (a destra) - Piazza del Campidoglio - Roma (© albertosocial.it)

La costituzione italiana è stata scritta nel 1947, quattro anni dopo la fine del ventennio fascista, con un chiaro intento: impedire il ritorno del fascismo, evitando la concentrazione dei poteri in un’unica persona.

Per questo motivo, oggi in Italia, i cittadini votano il parlamento (camera dei deputati e senato), che ha il potere legislativo, e il parlamento, in quanto rappresentante della volontà dei cittadini, dà la fiducia al governo, che ha il potere esecutivo.

Quindi: il Parlamento deve fare le nuove leggi, le “riforme”, mentre il Governo deve occuparsi di governare il paese, ovvero fare, a livello statale, quello che fa un sindaco a livello cittadino. Nella nostra costituzione questo modello rappresenta il concetto di popolo sovrano.

Questo modello, però, non piaceva a Silvio Berlusconi, che ha cercato di governare il paese com’era abituato a fare con le sue aziende: tutti i poteri sono espressi da me.

Le conseguenze della discesa in campo di Silvio Berlusconi

Le conseguenze della discesa in campo di Silvio Berlusconi furono:

  • giornali e i telegiornali cominciarono a fare riferimento al primo ministro con il termine di “premier” (nell’ordinamento politico italiano la figura del premier non esiste –vedi secondo capoverso qui);
  • si cominciò a sentir parlare di elezione diretta del capo del governo (modalità tipica delle repubbliche presidenziali e non di quelle parlamentari);
  • comparve il nome del candidato a capo dei governo nel simbolo del partito.
  • Con la legge Porcellum (dichiarata poi incostituzionale) i cittadini non poterono più scegliere le persone da portare in parlamento: le liste erano chiuse e venivano eletti i nomi nell’ordine in cui apparivano in lista.

In pratica, il Berlusconi-pensiero era: “voi cittadini votate il mio nome, presente nel simbolo del mio partito, e io scelgo i parlamentari”.
E’ chiara l’aberrazione? E’ l’esatto opposto della repubblica parlamentare, dove i cittadini eleggono i parlamentari, che “eleggono” il primo ministro e il governo.

In questo modo Berlusconi portò in parlamento Ghedini, il suo avvocato personale, Dell’Utri, dirigente Fininvest, e diversi altri suoi amici o stipendiati.
In un siffatto parlamento, nel giorno della vergogna, 314 deputati dichiararono che, a loro parere: “Berlusconi credeva veramente che fosse la nipote di Mubarak”.

Oltre a ciò, la legge Porcellum introdusse il super-premio di maggioranza, in modo da limitare il più possibile (se non azzerare) il dibattito parlamentare, regalando la maggioranza assoluta dei seggi a persone fedeli al partito/primo-ministro eletto dai cittadini.
Anche grazie al controllo così acquisito del parlamento, Berlusconi riuscì a far passare dieci leggi ad personam, tre delle quali dichiarate poi incostituzionali.

  • la riforma costituzionale voluta da Berlusconi (e bocciata dal referendum del 2006) prevedeva un aumento dei poteri del “premier”.
  • Infine, mantenendo una prassi già in uso nei governi precedenti, Berlusconi riuscì ad imporre al parlamento le leggi di proprio interesse tramite l’abuso e la reiterazione dei decreti legge e l’abuso del voto di fiducia (vedi paragrafo “Ratio dell’istituto” qui).

Tutte queste azioni vennero fatte dichiarando la necessità di garantire la stabilità al governo (e risolvere i problemi descritti qui).

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Scritto da: Alberto

Classe 1962, vivo da sempre a Padova. Lavoro nel settore dell'informatica e da alcuni anni mi interesso di Web development. Mi riconosco negli ideali del Vangelo e in quelli della sinistra, così come li ha descritti Pier Luigi Bersani nella trasmissione "Vieni via con me".

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